Un giorno a Ostia: “My Way”, zone d’ombra e storie di riscatto

È il 20 novembre e a Roma si sta da Dio.

Il sole è tiepido tanto che, il giorno precedente, è stato naturale scappare momentaneamente dai palazzi di vetro per la pausa caffè, lanciandosi in ascensore con l’obiettivo di raggiungere il piano zero e sorseggiare un espresso all’aria aperta. L’indomani, l’insolita temperatura non poteva che condurmi verso il “posto” nel mondo che amo di più: il mare.

E dunque Termini – Piramide, e poi treno fino a Ostia Lido Centro, frazione litoranea di Roma, X Municipio. Un viaggio relativamente breve… magari anche da Milano ci volesse così poco per poter andare a sentire il rumore delle onde.

Il mare, dal pontile di Ostia

Arrivo a Ostia ed appena uscita dalla stazione comincio la giornata con un gioco che spesso faccio quando mi trovo in un posto nuovo. Mi guardo intorno con gli occhi spalancati: osservo edifici, mezzi di trasporto, parchi, marciapiedi, persone, dall’alto al basso e da destra a sinistra; ed, immancabilmente, la mia attenzione cade su quelle cose che tra loro stonano, sui contrasti. Rimango quindi ferma immobile di fronte alla palazzina malconcia e desueta ed all’edificio super moderno costruito affianco, davanti al kebabbaro – tutt’altro che invitante – ed ai ristorantini chic dall’altro lato della strada, di fronte all’ingresso del bazar sulla rotonda addobbato per Natale che, nell’angolino della vetrina, ha ancora i teli mare in esposizione. Meraviglioso e pazzesco, mi piacciono i contrasti di Ostia. È già questo primissimo approccio che mi rende consapevole che, in quanto straniera durante una trasferta flash e fortuita, di quel posto ci avrei capito poco.

Percorrendo la via che porta al pontile, riconosco un luogo set di alcune scene della serie Suburra e che, data la sua “esosità”, è impossibile non notare. La vista del Luna Park, super colorato e stupendamente trash, ed il collegamento immediato alla serie, mi fanno entrare nel giusto clima. Quella ad Ostia non è solo una fuga al mare, ma anche una gita per provare a conoscere meglio “cose” di cui avevo solo letto.

La curiosità di conoscere meglio queste “cose” è stata innescata da una persona, una giornalista. Nel 2018 avevo partecipato alla presentazione del suo libro in università e mi aveva turbata la sua descrizione della mafia presente nel X Municipio. Federica Angeli diceva che i gruppi criminali di Ostia non erano insiemi di piccoli criminali di borgata, di rubagalline; si trattava di una mafia autoctona e come tale doveva essere considerata e monitorata dalle forze dell’ordine, politica, e società civile. Nessuno a Ostia, in quarant’anni, aveva mai denunciato prima di lei questo fenomeno.

Avendo letto alcuni dei suoi libri, quando sui giornali o nei vari programmi vengono diffuse notizie di cronaca sul X Municipio, riesco ad orientarmi a grandi linee tra i nomi ed i fatti, ma non ho mai approfondito più di tanto la questione della mafia a Roma. Ciò che ho sempre trovato interessante, però, è il fatto che il modus operandi, la struttura organizzativa, i metodi di penetrazione di questi clan, hanno delle peculiarità che li distinguono dalle mafie tradizionali. Da considerare, poi, che le inchieste ed i lavori di ricerca sulla mafia a Roma e sulla criminalità romana “arrivano meno” al cittadino rispetto agli approfondimenti su Camorra, Ndrangheta e Mafia, ed in generale rispetto alle analisi sulle altre mafie infiltrate in altri territori. Quindi volevo, senza la presunzione né le competenze di un ricercatore o di un cronista, andare lì e provare ad osservare in prima persona. Non per un fieldwork, quindi, ma per una passeggiata impegnata.

Prima di mettere in fila le tappe che avevo segnato in maniera randomica in una nota sull’iPhone, però, proseguo per Viale della Marina ed arrivo fino in fondo al pontile. Mi fermo mezz’oretta, giusto il tempo di respirare aria buona e di ascoltare quelle due o tre volte “My Way” di Frank Sinatra, suonata da un vecchietto seduto a pochi metri di distanza da me. Faccio il pieno di vento caldo tra i capelli e sulle guance, che poi realizzerò aver preso colore, e ripercorro il pontile nella direzione inversa.

Le spiagge di Ostia, dal pontile

Mi allontano dal lungomare, prendo per Viale delle Repubbliche Marinare e non posso che realizzare immediatamente che… non c’è in giro un’anima. Ma veramente, le vie sono deserte. Ci sono diversi condomini, parecchio alti, eppure di gente che attraversa la strada o che cammina sui marciapiedi non c’è traccia. A me poco cambiava, ovviamente, ma mi scocciava (e un po’ mi metteva a disagio) il poter essere facilmente riconosciuta (da chi, poi?) come l’outsider a spasso in una zona residenziale, tra i vecchi e nuovi palazzi di Ostia.

Continuo per la mia strada ed arrivo in Via Costanzo Casana, sfondo della vicenda denunciata da Federica Angeli e raccontata dettagliatamente durante la sua testimonianza a processo nel 2018, come pure nei suoi lavori. Che cosa era successo? Nella notte tra il 14 ed il 15 luglio 2013, davanti alla sala scommesse “Italy Poker” due esponenti del clan Triassi vengono accoltellati. I due rispondono con due colpi di arma da fuoco, colpendo Ottavio Spada, il quale si allontana dalla scena zoppicando. Ottavio è il nipote di Carmine Spada, detto “Romoletto”, figura chiave del clan, con Ottavio quella sera in Via Casana. Si è poi appurato che i gestori della sala scommesse erano persone legate al clan Triassi.

Il clan Spada, oggi riconosciuto come un’associazione per delinquere di stampo mafioso, è una famiglia sinti imparentata con i ben più noti Casamonica, padroni di Roma sud-est. Gli Spada, i Triassi ed i Fasciani, costituiscono le tre principali famiglie criminali presenti nel X Municipio. Ma per capire qualcosa in più sul movente, i retroscena e le dinamiche della vicenda avvenuta in Via Casana, è necessario fare una sintesi e un viaggio nel tempo: nei primi anni 2000, gli equilibri tra le famiglie criminali che gestivano il traffico della droga sul litorale si erano scombinati. Il narcotraffico nel X Municipio era affare dei Trassi e dei Fasciani, seppure al vertice ci fosse Paolo Frau, personalità legata alla Banda della Magliana con contatti in Costa Rica e Brasile. Frau venne ucciso e, nel 2007, in seguito alla gambizzazione di Vito Triassi, si sancì la Pax Criminale: i Fasciani insieme agli Spada avrebbero gestito il traffico della cocaina, gli Spada si sarebbero inoltre occupati di estorsioni e usura, mentre i Triassi, che volevano vendicarsi ma avevano perso vigore, si accontentarono di un lido, di una sala scommesse e di controllare il traffico d’armi.

Ecco quindi che si arriva, dopo altri episodi più o meno significativi, al regolamento di conti davanti all’Italy Poker.

Della testimonianza di Federica Angeli circa la sparatoria, il particolare che più mi aveva colpita non era la descrizione della scena da Far West, le parole per spiegare il rumore dei colpi o le grida. Ciò che più mi aveva sconvolta era la delusione con la quale la giornalista raccontava il comportamento degli abitanti del quartiere, corsi sul balcone in piena notte per capire cosa stesse succedendo, e rientrati altrettanto di corsa non appena Romoletto invitò tutti quanti, senza utilizzare parole gentili, a rientrare nelle proprie case perché non c’era nulla da vedere.

Il viale è largo ed i balconi sono numerosissimi. Io li fisso, immaginandomi quella scena del luglio 2013.

La fine di Via Costanzo Casana

Procedo verso Via Forni. Angusta, degradata, poco illuminata dal sole… c’è immondizia da tutte le parti. Dai balconi i panni stesi si riversano sulla strada, ricordandomi moltissimo quelle vie strette delle periferie visitate durante i vari viaggi.

Il 22 Novembre 2011, Sorcanera (ovvero Francesco Antonini) e Baficchio (Giovanni Galleoni) vennero trucidati in questa via, segnando di fatto la fine della Pax Criminale. Ad essere indagato per omicidio premeditato fu Armando Spada; che si sospetta li abbia fatti fuori perché non era disposto a cedere il controllo delle attività commerciali, né la gestione dello spaccio e delle estorsioni a Ostia Nuova. Ostia Nuova è la base operativa degli Spada che, per altro, la notte dell’omicidio si illuminò di fuochi d’artificio.

Camminare in Via Forni non è particolarmente rilassante, soprattutto perché si tratta di uno di quei luoghi dove nemmeno il più stupido dei turisti potrebbe capitare per sbaglio. Circa a metà della via sento delle musiche strane uscire dalle finestre; il primo rumore, al netto di quello delle poche auto, a rompere il silenzio che mi aveva accompagnata fin lì. Non avrei saputo cosa dire se qualcuno, sbucato dal nulla, mi avesse chiesto come mai stessi passando di lì, e sapevo invece che una qualsiasi risposta avrebbe palesato il mio accento non propriamente romano, complicando ulteriormente la situazione.

Questo film si è riprodotto nella mia testa per qualche secondo e poi, dopo aver realizzato di essere in una città normale e non in un episodio di CSI, proseguo fino all’incrocio, dove l’atmosfera va migliorando. Ed è proprio lì, all’angolo, che noto qualcosa che non pensavo avrei avuto l’occasione di vedere. Seppur vi sia una transenna davanti e l’insegna sia stata imbrattata, è ancora possibile leggere in maniera ben nitida “Femus Art School”: la scuola di danza degli Spada, luogo menzionato di tanto in tanto nelle pagine sulla mafia ad Ostia e dalla giornalista Angeli stessa.

La Femus Art School

Da lì, riscendo verso il mare per arrivare al quartier generale del clan, ovvero Piazza Gasparri. Circondata da case popolari, la cui compravendita veniva controllata dagli Spada, è il cuore della rete di spaccio a Ostia Nuova e un punto strategico per le attività commerciali. Tra queste, il Bar Music di Roberto Spada: quel soggetto (ora in carcere con un ergastolo) che nel 2017, durante un’intervista, aveva tirato una testata al giornalista di “Nemo – Nessuno escluso” Daniele Piervincenzi. Inutile dire che la piazza, seppur disponga di un ampio parco in mezzo, è purtroppo tutt’altro che romantica o ben manutenuta. Nonostante il potenziale (uno dei quattro lati è praticamente il mare!), sembra proprio il luogo ideale per farci quello che ci fanno. La attraverso e mi dirigo verso l’ultima tappa, decisamente “diversa” dalle altre tappe percorse fino a quel punto.

Piazza Gasparri
Il centro di Piazza Gasparri

Non un luogo di affari loschi o macchiato di sangue. A pochi passi dall’idroscalo, c’è un luogo di riscatto e di speranza. Un luogo di Talento e Tenacia. Ed è proprio così che si chiama, la Palestra della Legalità di Ostia, “Talento & Tenacia”.

Nata in una struttura sequestrata, nell’ambito di un accordo tra Regione Lazio, Tribunale di Roma e Asilo Savoia – Istituzione Pubblica di Assistenza e Beneficenza, la Palestra della Legalità è un’impresa sociale senza scopo di lucro avente l’obiettivo di garantire l’accessibilità agli spazi anche a soggetti meno abbienti, promuovendo al contempo l’inserimento di atleti nel mondo del lavoro.

L’urgenza era anche quella fornire alla cittadinanza un’alternativa alla palestra degli Spada, che svolgeva illegalmente le proprie attività in locali comunali. Proprio Piervincenzi, nel servizio che gli costò un naso rotto, domandò ad una signora se i suoi nipoti frequentassero la palestra degli Spada; lei rispose dicendo di sì e che (parafrasando) loro sono anche bravi perché se un mese non ce la si fa a pagare il corso, non fa niente. È chiaro quindi quanto oggi il ruolo della Palestra della Legalità sia cruciale e quanto il modello sia vincente nel suscitare reazioni nella società civile di Ostia, considerando che, in parallelo, si stanno ottenendo anche dei risultati in materia di giustizia (importantissima la sentenza del 24 settembre 2019).

L’ingresso della Palestra della Legalità – Talento & Tenacia

Entro e chiedo informazioni riguardo a questa realtà. Mi colpiscono le fotografie appese, tra cui risalta, senza dubbio, quella con Sergio Mattarella. Scoprirò poi essere il titolare della tessera onoraria n. 1 quando, dopo essere stata accolta da una collaboratrice, ho la possibilità di parlare con Emanuele, un referente che con immensa gentilezza mi illustra il progetto. Ci scambiamo i contatti, con la promessa di incontrarci nuovamente per approfondire meglio.

Queste storie mi emozionano sempre molto, anche perché non si tratta di attività aventi scopi simbolici. Qui ci sono ragazzi che si allenano, e altrettanti che ci lavorano. È una realtà che funziona. A poche centinaia di metri dalla scuola di danza degli Spada, la Palestra della Legalità.

L’interno della Palestra della Legalità

Mi lascio alle spalle l’idroscalo con tanta luce nel cuore. Inizio a sentire i piedi un po’ stanchi per i chilometri percorsi, quindi cammino piano, e quindi penso a tutto quello che ho visto. Come da premesse, non è facile capire Ostia e di certo non basta una passeggiata tra i palazzi il sabato pomeriggio per togliersi delle curiosità. Però, provare a guardare le cose da vicino, anche senza tutti gli strumenti necessari per decifrarle, aiuta a capirle un po’ di più.

Il lungomare è infinito e devo andare alla stazione per tornare a Roma. Ma il sole sta tramontando… quindi prima mi fermo sul pontile per sentire ancora una volta “My Way”.

Stefania

Il tramonto dal pontile

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